C'era una volta... il rispetto.
Quando ho iniziato a montare io, nel lontanissimo 1989, le scuole di equitazione vantavano nel loro organico per la maggior parte istruttori che avevano avuto una formazione militare. Questo sicuramente per molti aspetti non giovava affatto dato che spesso la disciplina fine a se stessa sopravanzava la didattica e si finiva per essere semplicemente delle matricole e non degli allievi. Tra l'altro i numeri di chi si avvicinava all'equitazione erano veramente grandi o forse semplicemente le scuole erano poche e i maneggi della mia zona, contavano senza fatica lezioni con venti o venticinque cavalli nelle quali si mescolavano senza riguardo alcuno bambini di 10 anni alla seconda ora di sella a provetti cavalieri di 30.
Eppure come in ogni situazione, qualcosa di buono c'era e me lo sono ricordato qualche giorno fa, quando ho visto una persona uscire da un campo gara infuriata per le scarse prestazioni del cavallo.
Una delle cose fondamentali che mi hanno insegnato quei vecchi maestri è il rispetto, anche formale per il cavallo.
"Guai a voi" - diceva uno dei miei maestri - "se vi sento offendere le vostre cavalcature!" e se qualcuno si azzardava a muovere qualche timida obiezione lui aggiungeva subito: "Non voglio sentire lui qui e lui lì, il cavallo per quanto mi riguarda, rispetto a voi, ha sempre ragione".
Si potrebbe in effetti facilmente osservare che non è molto vero, che a volte il cavallo fa i capricci e non ha ragione per niente, ma quel che lui semplicemente voleva ficcarci in testa era prima di tutto il renderci conto che dovevamo essere sicuri di aver fatto tutto quanto fosse necessario, essere sicuri di essere competenti, essere sicuri di non aver sbagliato e solo dopo, dopo mille "mea culpa", pensare a dove poteva aver sbagliato il cavallo. Qualcun'altro potrebbe allora dirmi che si, va bene, ma alla fine quella persona non ha mica alzato le mani, si è limitata semplicemente a inveire. Vero, ma ancora in Italia, esiste per esempio il reato di "oltraggio a pubblico ufficiale" ovvero, viene riconosciuto un valore lesivo alle parole. Lo so, il cavallo non le capisce... ma le capiscono tutti quelli intorno. Eh si, se l'ignavo cavaliere sapesse che nulla quegli insulti valgono per il cavallo ma molto ci dicono su di lui, sulla sua pochezza, sulla sua immodestia, sulla sua superficialità forse ci penserebbe un momento prima di aprir bocca. Forse, naturalmente perchè il rispetto moderno è sulle bacheche Facebook di tutti, ma nel cuore di pochi.