In questo preciso momento, seduta alla mia scrivania, mi sento come quando ero poco meno che adolescente e mi mettevo a scrivere i miei pensieri più segreti nel calssico diario chiuso col lucchetto: ora sono molto più vecchia e paradossalmente sto per pubblicare tutto questo su internet dove chiunque potrà leggere le mie parole... ma un lucchetto c'è, ed è quello dato dal fatto che sono certa che solo pochissimi sapranno intendere quello che sto scrivendo. Chissà quanti ne resteranno offesi direttamente o indirettamente... ma troppe volte senza riguardo alcuno mi sento dire cose inascoltabili perciò, con il garbo che mi contraddistingue, desidero lanciare questo messaggio in bottiglia nel mare del web.
Da cosa nasce questo scritto ferragostano? Nasce dalla stanchezza di sentirmi ripetere, quando cerco di parlare con qualcuno della mia vita equestre, che dovrei fare ciò che mi diverte. Sarebbe come se qualcuno dicesse ad un dentista che sta parlando di dentiere, otturazioni o che diavolo so io: "fai quello che ti diverte, se non ti piace fare otturazioni fai solo estrazioni!"
Ho fatto dell'arte equestre (mi permetto di definirla tale non per il mio dubbio talento ma piuttosto per la multidisciplinarietà che mi contraddistingue) la mia ragione di vita. Affronto le questioni equestri come una ricerca, non accontentandomi ormai da molti anni di risposte standardizzate come "non conviene lavorare su questo cavallo" (anche perchè non conviene rispetto a cosa?) e contrariamente a molti non mi nascondo dietro alle inadeguatezze dei miei cavalli per alleggerire il peso dei miei insuccessi.
Cerco risposte, voglio sapere e imparare. Non mi piacciono i pregiudizi. Sono curiosa. Non ho paura di confrontarmi ma soprattutto il mio primo focus non è divertirmi: certo può accadere ed è giusto trarre delle soddisfazioni se le coincidenze ci portano ad un successo conclamato (riconoscibile cioè anche dagli altri) ma queste sono solo rare eccezioni quando si sta studiando. La prima cosa che cerco è sapere e questo ha sempre un prezzo piuttosto alto che spesso è l'incompresione da parte degli altri che per la maggior parte, viaggiano su binari più regolari.
In effetti io ho una sola vera direttrice che è la logica basata sulla progressiva conoscenza e sul rispetto sempre maggiore che ne discende. Tutto il resto è un percorso libero, a tratti artistico.
La bellezza sta per me in gran parte nella scoperta che però, diventa pesante quando condotta nella solitudine. Mi viene a questo proposito in mente il potentissimo film "In to the wild" quando il protagonista esprime questo concetto con parole che suonano più o meno così: